Carburante di riciclo dalle bucce di patate

In un’ottica di ecosostenibilità ed economia circolare, lo sviluppo di nuove tecnologie per il riciclo è fondamentale. La produzione di carburante in particolare è un settore sul quale la ricerca sta investendo molto, non solo per ridurre gli sprechi, ma anche per limitare l’inquinamento.

Bioetanolo dagli scarti delle patate

Immaginate uno Stato dove le aziende che producono patatine in sacchetto siano più di venti. Immaginate che si tratti anche di uno Stato dove la sensibilità alle problematiche ambientali sia veramente alta, con un conseguente alto finanziamento alla ricerca.

Il risultato è la Pennsylvania, dove nell’ultimo anno è stato messo a punto un nuovo approccio alla produzione di biocarburanti che possa anche aiutare a ridurre i costi di riciclo degli scarti organici delle aziende.

Pubblicato su Science Direct, lo studio del Dipartimento di Scienze Agrarie della Penn State University innesca simultaneamente un processo di saccarizzazione (enzimatico) e di fermentazione (attraverso lieviti e altri micro-organismi) sulle bucce e la purea residua delle patate, per produrre bioetanolo.

Al momento il bioreattore in cui avviene il processo richiede temperature decisamente alte, ma non viene esclusa una industrializzazione futura!

Catalizzatori ecosostenibili dall’alluminio

Prima di gettare l’alluminio nei bidoni della raccolta differenziata è necessario sciacquarlo da ogni residuo di cibo, ma non sempre è possibile eliminare ogni traccia di unto o sporco. Per questa ragione tonnellate di alluminio vengono ogni anno gettate nella raccolta del secco residuo, limitando quindi la possibilità di riciclo. Pensate che solo gli scarti della Gran Bretagna in un anno ammontano a 20.000 tonnellate di carta stagnola!

Una possibile soluzione arriva dalla Queen’s University’s School of Chemistry and Chemical Engineering di Belfast, in Irlanda, dove il ricercatore Ahmed Osman ha individuato un processo per ottenere cristalli puri di alluminio a partire dagli scarti unti o sporchi.

Si tratta di uno studio altamente industrializzabile nel settore automotive, dove per la produzione di catalizzatori viene usata la bauxite, decisamente più costosa e meno pura. Non solo: secondo lo scienziato stesso questo metodo di cristallizzazione renderebbe molto più economici i convertitori catalitici nelle auto alimentate a gas naturale, favorendo quindi il mercato dei biocarburanti.

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Valeria Garbo
Scritto da Valeria Garbo
Social Media & Content Manager. Appassionata di musica, viaggi e buona cucina!